\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Il 26 aprile 1859, giorno in cui Cavour respinse lÆultimatum, ebbe inizio la seconda guerra di indipendenza. Le operazioni, post
e sotto il comando supremo di Napoleone III, si conclusero entro giugno con la sconfitta degli Austriaci nelle battaglie decisive di Solferino contro i Francesi e di San Martino (24 giugno) contro i Piemontesi. Le ripercussioni della guerra e le vittorie
degli alleati determinarono lÆinsurrezione delle regioni centrali, ma la presenza al loro interno di una forte componente favorevole allÆannessione col Piemonte confer∞ agli avvenimenti una piega in contrasto con gli accordi di PlombiΦres e quindi sgrad
ita a Napoleone III. Questi decise unilateralmente di porre fine alla guerra in Italia e concluse lÆ11 luglio con lÆAustria lÆarmistizio di Villafranca, in base al quale la Lombardia veniva ceduta alla Francia che lÆavrebbe a sua volta ceduta al Piemonte
, declassato in tal modo a partner di secondo rango; Mantova e Peschiera con le loro fortezze restavano in mano austriaca mentre nellÆItalia centrale venivano ristabilite le autoritα legittime. Vittorio Emanuele II accolse di buon grado una soluzione che
ingrandiva il suo stato della regione pi∙ progredita dÆItalia. Cavour, invece, rendendosi conto che lÆaccordo di Villafranca sarebbe stato inaccettabile sia per la Societα nazionale sia per i repubblicani e che ci≥ avrebbe rilanciato il prestigio di Maz
zini, protest≥ energicamente e diede le dimissioni il 13 luglio. Il 10 novembre i preliminari di Villafranca furono trasformati nella pace, firmata a Zurigo senza che venisse presa alcuna decisione concreta circa il futuro assetto dellÆItalia centrale. I
l 21 gennaio del 1860, dietro le pressioni francese e inglese, Cavour fu richiamato al potere. Approfittando di una svolta nella politica di Napoleone III, il quale, considerando politicamente dannoso reprimere con la forza il movimento che aveva egli st
esso contribuito a suscitare nellÆItalia centrale, fece pubblicare un opuscolo anonimo favorevole a una drastica riduzione dello Stato pontificio, Cavour decise di passare allÆannessione delle regioni insorte. LÆ11 e il 12 marzo la Toscana, lÆEmilia e i
ducati espressero con un plebiscito la loro volontα di unione al regno di Sardegna. Il 15 aprile, sempre dopo i plebisciti, Nizza e la Savoia venivano cedute alla Francia. Mentre nellÆItalia centro-settentrionale si svolgevano questi avvenimenti, nel reg
no delle Due Sicilie maturava la crisi definitiva. La morte di Ferdinando II e lÆascesa al trono del figlio Francesco II (1859-60) non contribuirono in alcun modo a migliorare i rapporti tra le forze liberali moderate e la dinastia; il re, infatti, blocc
≥ ogni tentativo di rinnovamento delle istituzioni in senso parlamentare. In un simile quadro, il Partito dÆazione, cui Garibaldi si era riavvicinato, ritrov≥ un proprio spazio di azione assumendo lÆiniziativa di una spedizione nel Mezzogiorno a partire,
questa volta, dalla Sicilia, dove esistevano condizioni pi∙ favorevoli al successo di una insurrezione sia per la tradizione antiborbonica e separatista sia per la migliore organizzazione della rete cospirativa sia, infine, per la possibilitα di un ampi
o appoggio popolare. Un ruolo importante nella preparazione della spedizione ebbero gli esuli R. Pilo e F. Crispi: il primo recandosi in Sicilia a organizzare il movimento dopo la rivolta scoppiata, e sanguinosamente repressa, a Palermo (aprile 1860); il
secondo, adoperandosi per guadagnare alla causa Garibaldi. I preparativi della spedizione, segretamente appoggiata da Vittorio Emanuele II dopo le rassicurazioni di Garibaldi sugli obbiettivi, si svolsero con lÆopposizione di Cavour. Nella notte tra il
5 e il 6 maggio 1860, un migliaio di garibaldini approssimativamente equipaggiati salparono con due navi da Quarto, nei pressi di Genova, alla volta della Sicilia dove giunsero lÆ11 maggio. Accolto con entusiasmo dalle popolazioni contadine, che vedevano
in lui un ôliberatoreö anche sociale, Garibaldi potΘ contare sul loro appoggio e sulla inefficienza dellÆesercito borbonico. A Calatafimi i Mille ottennero una prima importante vittoria, quindi puntarono su Palermo, che venne formalmente liberata il 6 g
iugno. Travolto dalle circostanze, Francesco II cerc≥ di guadagnare alla propria causa i liberali moderati concedendo la costituzione del 1848; ma era ormai troppo tardi. Dopo unÆaspra battaglia sostenuta a Milazzo, lÆisola, fatta eccezione per la cittad
ella di Messina, venne liberata (20 luglio). Di fronte ai successi di Garibaldi, la politica di Cavour ebbe una svolta significativa. Tenendo conto del favore con cui Gran Bretagna e Francia guardavano agli avvenimenti del Mezzogiorno dÆItalia, egli acco
nsent∞ allÆinvio di uomini e armi in Sicilia al fine da un lato di contribuire alla vittoria militare, dallÆaltro di condizionare Garibaldi e porre le basi per lÆannessione della Sicilia al Piemonte. Il piano di Cavour urtava contro quello di Garibaldi:
questi intendeva fare dellÆisola la base per il proseguimento dellÆimpresa fino alla liberazione di Napoli e di ci≥ che restava dello Stato pontificio; quello temeva che il prestigio venuto ai democratici da un eventuale successo avrebbe potuto rimettere
in discussione lÆassetto politico-istituzionale del futuro stato italiano, che egli intendeva dovesse invece configurarsi come allargamento territoriale di quello sardo e delle sue strutture politiche e amministrative. Un tentativo di Cavour di organizz
are un moto moderato a Napoli, che proclamasse lÆannessione immediata al Piemonte precedendo lÆarrivo di Garibaldi, fall∞. A questo punto, in parte per realismo politico, in parte perchΘ conquistato allÆidea dellÆunificazione italiana, Cavour rinunci≥ a
opporsi alla guerra di liberazione. Mentre Garibaldi sbarcava in Calabria per entrare trionfalmente in Napoli il 7 settembre 1860 accolto come liberatore, egli, con lÆappoggio di Napoleone, riprendeva in mano lÆiniziativa, facendo occupare dallÆesercito
sardo le Marche e lÆUmbria. Il conflitto tra Garibaldi e Cavour si fece acutissimo. Il primo chiese a Vittorio Emanuele II il licenziamento di Cavour. Il secondo, preoccupato dalla ripresa politica del Partito democratico û in settembre Mazzini e Cattane
o erano arrivati a Napoli û il cui programma era lÆAssemblea costituente e la guerra per la liberazione di Roma, era deciso a imporre la propria soluzione. Nei giorni del 1░-2 ottobre Garibaldi ottenne la sua pi∙ grande vittoria nella battaglia sul Voltu
rno. Il 3 le truppe piemontesi, guidate personalmente dallo stesso re, si misero in marcia verso il Mezzogiorno, mentre Cavour faceva approvare dalla camera una legge sullÆannessione incondizionata delle terre liberate. La linea cavouriana venne attivame
nte sostenuta dalle classi dominanti meridionali, che considerarono lÆannessione come una garanzia per la salvaguardia dei rapporti sociali esistenti. Per contro, la delusione delle classi contadine, che avevano appoggiato i garibaldini sperando che la c
acciata dei Borboni avrebbe coinciso con lÆavvio di un processo di emancipazione dalla miseria e dallo sfruttamento, fu grave e destinata ad alimentare quella vera e propria guerra sociale che pass≥ sotto il nome di ôbrigantaggioö. Il 21 ottobre 1860 ebb
ero luogo, nei territori dellÆex regno delle Due Sicilie, i plebisciti che sanzionarono lÆannessione. LÆincontro di Garibaldi con Vittorio Emanuele II del 26 ottobre a Teano segn≥ il passaggio dei poteri nelle regioni meridionali dalle autoritα garibaldi
ne a quelle piemontesi. Il 4 novembre si tennero i plebisciti per lÆannessione delle Marche e dellÆUmbria e poco dopo cadevano le ultime roccaforti della resistenza borbonica. Garibaldi si ritir≥ allora sullÆisola di Caprera, dopo aver manifestato la sua
volontα di continuare la lotta fino alla liberazione di Venezia e di Roma.\par
Il 17 marzo 1861 il primo parlamento nazionale proclam≥ a Torino Vittorio Emanuele II re dÆItalia. Cavour e i liberali moderati avevano cos∞ vinto la loro battaglia su quel